“Nessi”: annessi e connessi a Bergonzoni, uomo di spirito

Pubblicato originariamente il 17/11/2016 su theparallelvision.com

di Noemi Serracini

Svoltato l’angolo del marciapiede sono quasi davanti al Teatro Vittoria, mi supera da sinistra con passo svelto e testa bassa un uomo, nei pochi secondi che impiega a sorpassarmi lo riconosco. È Bergonzoni! Sto andando a teatro a vedere proprio lui e, per la prima volta, la ripresa di “Nessi“.

Il tempo di realizzare e lui scompare dietro la porta dell’ingresso artisti del Vittoria. È quasi un’apparizione vederlo sfrecciare e questa sensazione mi accompagnerà per tutti i 90 minuti circa del suo inarrestabile spettacolo.

Una voce, un uomo, tre incubatrici sul palco. In una infila le mani e parla, ogni tanto sfoglia le pagine del suo testo all’interno dell’incubatrice seguendo i punti di snodo dello spettacolo.

Il lavoro, la ricerca, il sentimento che c’è dietro la scelta del linguaggio che genera il testo di questo artista scavallano la parola, la trasformano senza darle tregua, la rinnovano, la ribaltano fino a portarla dall’altra parte della comprensione, sino a toccare il punto più profondo dell’essere: lo spirito.

I giochi di parole, infatti, non sono mai il punto di arrivo della performance, piuttosto un modo per sabotare il luogo comune, mandarlo in cortocircuito per andare oltre il linguaggio stesso, oltre la comunicazione, lasciando trasparire sempre una terza dimensione, frutto di una evidentemente presente connessione di Bergonzoni con ciò che gli sta intorno. La realtà decifrata attraverso il movimento delle parole diventa allora inedita radiografia dell’ironico vivere.

Attraversato costantemente da questa incessante profondità di pensiero, mai banale, invitante e appassionato comunicatore, Bergonzoni in “Nessi” riesce con la sua energia a fare del palco uno spazio in cui non è l’azione fisica a dominare, ma quella mentale.

Nelle fessure della mente accade tutto e siamo tutti con lui, lo seguiamo, ridiamo, riflettiamo in lui, su di lui e le parole non sono ciò che resta, ma la sensazione più grande di avere scoperto qualcosa di nuovo che era già sotto gli occhi di tutti.

(© The Parallel Vision ⚭ _ Noemi Serracini)